L’India è una democrazia basata sul pluralismo religioso e la sua Costituzione garantisce la libertà di culto. Eppure, negli ultimi anni la laicità del paese è stata fortemente intaccata.
Tra il 1° gennaio e il 15 marzo 2024 sono stati 161 gli episodi di violenza contro i cristiani: 70 a gennaio, 62 a febbraio e 29 a marzo. A riferirlo è lo United Christian Forum (UCF), un’organizzazione con sede a Nuova Delhi che sostiene le libertà fondamentali e promuove i valori di giustizia, libertà, equità e giustizia.
I responsabili degli attacchi sono sia privati sia pubblici ed esercitano per lo più aggressioni sanguinose o si appellano a misure pseudo-legali.
A rendere le tensioni sempre più aspre giocano un ruolo fondamentale le elezioni nazionali che avranno luogo dal 19 aprile al 1° giugno 2024: il partito politico Bharatiya Janata Party, che è al potere dal 2014, infatti, aderisce alla Hindutva, un'ideologia del nazionalismo indù, intollareante verso qualsiasi altra cultura o religione.
Sono 19, riporta l’UCF, gli Stati indiani in cui si sono verificati atti di violenza contro leader e membri cristiani, ma anche incendi dolosi, atti di vandalismo nelle chiese, interruzione dei servizi di preghiera, restrizioni sui raduni religiosi e conversioni forzate all'induismo. Lo Stato in cui hanno segnalato il maggior numero di violenze è lo Chhattisgarh, con ben 47 episodi registrati. In tutta l’India, nei primi mesi del 2024, 122 cristiani sono stati arrestati per aver praticato la loro fede.
A fronte di tali aggressioni lo United Christian Forum ha lanciato un appello al presidente dell’India per la tutela dei diritti costituzionali della comunità cristiana, chiedendo che si protegga la loro libertà di praticare la fede.
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