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L'amore tra uomo e donna schiude una promessa di felicità irresistibile.
Emerge come l’amore per eccellenza, al cui confronto tutti gli altri tipi di amore sbiadiscono.
All'amore tra uomo e donna l'antica Grecia ha dato il nome di eros. I greci vedevano nell'eros l'ebbrezza di una « pazzia divina » che strappa l'uomo alla sua esistenza limitata e gli fa sperimentare la beatitudine. L'eros era quindi celebrato come forza divina, come comunione col Divino.
A questa forma di religione l'Antico Testamento si è opposto con fermezza. L'eros ebbro ed indisciplinato contrasta con la fede nell'unico Dio: non è ascesa, « estasi » verso il Divino, ma caduta, degradazione dell'uomo. L'eros ha bisogno di purificazione per donare all'uomo il pregustamento della beatitudine a cui il nostro essere tende e non il piacere di un istante
Tra l'amore e il Divino esiste una relazione: l'amore promette infinità, eternità: una realtà più grande rispetto al nostro esistere quotidiano.
La via per tale traguardo non sta nel lasciarsi sopraffare dall'istinto.
L'eros degradato a puro « sesso » diventa merce, una semplice « cosa » che si può comprare e vendere. La fede cristiana, al contrario, ha considerato l'uomo sempre come essere nel quale spirito e materia si compenetrano a vicenda.
Sì, l'eros vuole sollevarci « in estasi » verso il Divino e proprio per questo richiede un cammino di purificazione.
Sì, amore è « estasi », non nel senso di un momento di ebbrezza, ma estasi come cammino, come uscire dall'io, chiuso in se stesso, verso il dono di sé.
« Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà », dice Gesù. E’ il suo personale cammino, che attraverso la croce lo conduce alla resurrezione: il cammino del chicco di grano che cade nella terra e muore e così porta molto frutto. Con queste parole Egli descrive l'essenza dell'amore.
I profeti Osea ed Ezechiele hanno descritto la passione di Dio per Israele con le metafore del fidanzamento e del matrimonio; di conseguenza, l'idolatria è adulterio e prostituzione.
L'uomo che vive fedele a Dio, sperimenta se stesso come amato da Dio e scopre la gioia nella verità, nella giustizia: la gioia in Dio che diventa la sua felicità: « Chi altri avrò per me in cielo? Fuori di te nulla bramo sulla terra... Il mio bene è stare vicino a Dio »
L'eros di Dio per l'uomo è insieme agape, amore di benevolenza: perché viene donato gratuitamente, senza merito, e perché è amore che perdona. Soprattutto Osea ci mostra la dimensione dell'agape nell'amore di Dio per l'uomo.
Israele ha commesso « adulterio », ha rotto l'Alleanza; Dio dovrebbe giudicarlo e ripudiarlo. Proprio qui si rivela però che Dio è Dio e non uomo: « Come potrei abbandonarti, come consegnarti ad altri, Israele? ... Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione. Non darò sfogo all'ardore della mia ira, non tornerò a distruggere Efraim, perché sono Dio e non uomo; sono il Santo in mezzo a te » . L'amore appassionato di Dio per il suo popolo — per l'uomo — è un amore che perdona. Esso è talmente grande da rivolgere Dio contro se stesso, il suo amore contro la sua giustizia. Il cristiano vede già profilarsi il mistero della Croce: Dio ama tanto l'uomo che, facendosi uomo Egli stesso, lo segue fin nella morte.
Il racconto biblico della creazione parla della solitudine del primo uomo, Adamo, al quale Dio vuole affiancare un aiuto. Fra tutte le creature, nessuna può essere per l'uomo quell'aiuto di cui ha bisogno. Allora, da una costola dell'uomo, Dio plasma la donna. Ora Adamo trova l'aiuto di cui ha bisogno: « Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa »
L'uomo è in qualche modo incompleto e può diventare « completo» solo nella comunione con l'altro sesso. E così il racconto biblico si conclude con una profezia su Adamo: « L'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne ».
L'eros è come radicato nella natura stessa dell'uomo; Adamo è in ricerca e « abbandona suo padre e sua madre » per trovare la donna; nel loro insieme rappresentano l'umanità, diventano « una sola carne ». L'eros rimanda l'uomo al matrimonio, a un legame unico e definitivo; così, e solo così, si realizza la sua destinazione. Fa parte degli sviluppi dell'amore verso livelli più alti, che esso cerchi « solo quest'unica persona » — e « per sempre ». L'amore mira all'eternità.
All'immagine del Dio monoteistico corrisponde il matrimonio monogamico.
Il matrimonio basato su un amore esclusivo e definitivo è l'immagine del rapporto di Dio con il suo popolo.
Quando Gesù parla del pastore che va dietro alla pecorella smarrita, della donna che cerca la dracma, del padre che va incontro al figliol prodigo e lo abbraccia, queste non sono soltanto parole, sono la spiegazione del suo stesso essere ed operare. Nella sua morte in croce Dio si volge contro se stesso e si dona per rialzare l'uomo e salvarlo: amore, questo, nella sua forma più radicale.
Lo sguardo rivolto al fianco squarciato di Cristo, comprende che « Dio è amore ». E partendo da qui deve definirsi cos’è l'amore. A partire da questo sguardo il cristiano trova la strada del suo vivere e del suo amare.
A questo atto di offerta Gesù ha dato una presenza duratura attraverso l'Eucaristia, durante l'Ultima Cena.
Egli anticipa la sua morte e resurrezione donando ai suoi discepoli se stesso, il suo corpo e il suo sangue, nel pane e nel vino.
« Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane », dice san Paolo.
Io non posso avere Cristo solo per me; posso appartenergli soltanto unito a tutti quelli che sono diventati suoi. Da ciò si comprende come agape sia ora diventata anche un nome dell'Eucaristia. Un' Eucaristia che non si traduca in amore concretamente praticato è in se stessa frammentata.
La parabola del buon Samaritano, che cura il ferito abbandonato dagli altri, conduce a una chiarificazione. Il concetto di « prossimo » era riferito, fino ad allora, ai connazionali, adesso questo limite viene abolito. Chiunque ha bisogno di me e io posso aiutarlo, è il mio prossimo.
Nel Giudizio finale Gesù si identifica con i bisognosi: affamati, assetati, forestieri, nudi, malati, carcerati. « Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me ». Amore di Dio e amore del prossimo si fondono insieme: nel più piccolo incontriamo Gesù e in Gesù incontriamo Dio.
L'amore del prossimo può realizzarsi quando imparo a guardare l'altra persona non più soltanto con i miei occhi e con i miei sentimenti, ma secondo la prospettiva di Gesù Cristo. Il suo amico è mio amico. Io vedo con gli occhi di Cristo e posso dare all'altro lo sguardo di amore di cui egli ha bisogno.
Amore di Dio e amore del prossimo sono un unico comandamento. Entrambi vivono dell'amore di Dio che ci ha amati per primo.
« Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui. Queste parole della Prima Lettera di Giovanni esprimono con chiarezza il centro della fede cristiana.
Ho creduto all'amore di Dio: così il cristiano esprime la scelta fondamentale della sua vita.
Clicca qui per il testo integrale dell'enciclica
Emerge come l’amore per eccellenza, al cui confronto tutti gli altri tipi di amore sbiadiscono.
All'amore tra uomo e donna l'antica Grecia ha dato il nome di eros. I greci vedevano nell'eros l'ebbrezza di una « pazzia divina » che strappa l'uomo alla sua esistenza limitata e gli fa sperimentare la beatitudine. L'eros era quindi celebrato come forza divina, come comunione col Divino.
A questa forma di religione l'Antico Testamento si è opposto con fermezza. L'eros ebbro ed indisciplinato contrasta con la fede nell'unico Dio: non è ascesa, « estasi » verso il Divino, ma caduta, degradazione dell'uomo. L'eros ha bisogno di purificazione per donare all'uomo il pregustamento della beatitudine a cui il nostro essere tende e non il piacere di un istante
Tra l'amore e il Divino esiste una relazione: l'amore promette infinità, eternità: una realtà più grande rispetto al nostro esistere quotidiano.
La via per tale traguardo non sta nel lasciarsi sopraffare dall'istinto.
L'eros degradato a puro « sesso » diventa merce, una semplice « cosa » che si può comprare e vendere. La fede cristiana, al contrario, ha considerato l'uomo sempre come essere nel quale spirito e materia si compenetrano a vicenda.
Sì, l'eros vuole sollevarci « in estasi » verso il Divino e proprio per questo richiede un cammino di purificazione.
Sì, amore è « estasi », non nel senso di un momento di ebbrezza, ma estasi come cammino, come uscire dall'io, chiuso in se stesso, verso il dono di sé.
« Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà », dice Gesù. E’ il suo personale cammino, che attraverso la croce lo conduce alla resurrezione: il cammino del chicco di grano che cade nella terra e muore e così porta molto frutto. Con queste parole Egli descrive l'essenza dell'amore.
I profeti Osea ed Ezechiele hanno descritto la passione di Dio per Israele con le metafore del fidanzamento e del matrimonio; di conseguenza, l'idolatria è adulterio e prostituzione.
L'uomo che vive fedele a Dio, sperimenta se stesso come amato da Dio e scopre la gioia nella verità, nella giustizia: la gioia in Dio che diventa la sua felicità: « Chi altri avrò per me in cielo? Fuori di te nulla bramo sulla terra... Il mio bene è stare vicino a Dio »
L'eros di Dio per l'uomo è insieme agape, amore di benevolenza: perché viene donato gratuitamente, senza merito, e perché è amore che perdona. Soprattutto Osea ci mostra la dimensione dell'agape nell'amore di Dio per l'uomo.
Israele ha commesso « adulterio », ha rotto l'Alleanza; Dio dovrebbe giudicarlo e ripudiarlo. Proprio qui si rivela però che Dio è Dio e non uomo: « Come potrei abbandonarti, come consegnarti ad altri, Israele? ... Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione. Non darò sfogo all'ardore della mia ira, non tornerò a distruggere Efraim, perché sono Dio e non uomo; sono il Santo in mezzo a te » . L'amore appassionato di Dio per il suo popolo — per l'uomo — è un amore che perdona. Esso è talmente grande da rivolgere Dio contro se stesso, il suo amore contro la sua giustizia. Il cristiano vede già profilarsi il mistero della Croce: Dio ama tanto l'uomo che, facendosi uomo Egli stesso, lo segue fin nella morte.
Il racconto biblico della creazione parla della solitudine del primo uomo, Adamo, al quale Dio vuole affiancare un aiuto. Fra tutte le creature, nessuna può essere per l'uomo quell'aiuto di cui ha bisogno. Allora, da una costola dell'uomo, Dio plasma la donna. Ora Adamo trova l'aiuto di cui ha bisogno: « Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa »
L'uomo è in qualche modo incompleto e può diventare « completo» solo nella comunione con l'altro sesso. E così il racconto biblico si conclude con una profezia su Adamo: « L'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne ».
L'eros è come radicato nella natura stessa dell'uomo; Adamo è in ricerca e « abbandona suo padre e sua madre » per trovare la donna; nel loro insieme rappresentano l'umanità, diventano « una sola carne ». L'eros rimanda l'uomo al matrimonio, a un legame unico e definitivo; così, e solo così, si realizza la sua destinazione. Fa parte degli sviluppi dell'amore verso livelli più alti, che esso cerchi « solo quest'unica persona » — e « per sempre ». L'amore mira all'eternità.
All'immagine del Dio monoteistico corrisponde il matrimonio monogamico.
Il matrimonio basato su un amore esclusivo e definitivo è l'immagine del rapporto di Dio con il suo popolo.
Quando Gesù parla del pastore che va dietro alla pecorella smarrita, della donna che cerca la dracma, del padre che va incontro al figliol prodigo e lo abbraccia, queste non sono soltanto parole, sono la spiegazione del suo stesso essere ed operare. Nella sua morte in croce Dio si volge contro se stesso e si dona per rialzare l'uomo e salvarlo: amore, questo, nella sua forma più radicale.
Lo sguardo rivolto al fianco squarciato di Cristo, comprende che « Dio è amore ». E partendo da qui deve definirsi cos’è l'amore. A partire da questo sguardo il cristiano trova la strada del suo vivere e del suo amare.
A questo atto di offerta Gesù ha dato una presenza duratura attraverso l'Eucaristia, durante l'Ultima Cena.
Egli anticipa la sua morte e resurrezione donando ai suoi discepoli se stesso, il suo corpo e il suo sangue, nel pane e nel vino.
« Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane », dice san Paolo.
Io non posso avere Cristo solo per me; posso appartenergli soltanto unito a tutti quelli che sono diventati suoi. Da ciò si comprende come agape sia ora diventata anche un nome dell'Eucaristia. Un' Eucaristia che non si traduca in amore concretamente praticato è in se stessa frammentata.
La parabola del buon Samaritano, che cura il ferito abbandonato dagli altri, conduce a una chiarificazione. Il concetto di « prossimo » era riferito, fino ad allora, ai connazionali, adesso questo limite viene abolito. Chiunque ha bisogno di me e io posso aiutarlo, è il mio prossimo.
Nel Giudizio finale Gesù si identifica con i bisognosi: affamati, assetati, forestieri, nudi, malati, carcerati. « Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me ». Amore di Dio e amore del prossimo si fondono insieme: nel più piccolo incontriamo Gesù e in Gesù incontriamo Dio.
L'amore del prossimo può realizzarsi quando imparo a guardare l'altra persona non più soltanto con i miei occhi e con i miei sentimenti, ma secondo la prospettiva di Gesù Cristo. Il suo amico è mio amico. Io vedo con gli occhi di Cristo e posso dare all'altro lo sguardo di amore di cui egli ha bisogno.
Amore di Dio e amore del prossimo sono un unico comandamento. Entrambi vivono dell'amore di Dio che ci ha amati per primo.
« Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui. Queste parole della Prima Lettera di Giovanni esprimono con chiarezza il centro della fede cristiana.
Ho creduto all'amore di Dio: così il cristiano esprime la scelta fondamentale della sua vita.
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