L'ideologia condiziona la ricerca

Assuntina Morresi, Avvenire 19 settembre 2007
La notizia non è riservata, ma la conoscono solo gli addetti ai lavori: il bando per il finanziamento dei "Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale" (i cosiddetti Prin) - «principale fonte per il finanziamento della ricerca pubblica», secondo lo stesso ministro Fabio Mussi - è in ritardo di almeno sei mesi rispetto alle usuali scadenze. Annunciato dal Ministero in primavera, poi emanato il 18 luglio scorso, è stato bloccato dalla Corte dei Conti e tuttora non si conoscono con precisione disponibilità di fondi e data di pubblicazione. Non era mai successo prima, e chi fa ricerca in università conosce bene i gravissimi problemi che un ritardo simile comporta. Le proteste finora si sono fermate nei corridoi degli atenei, ma oramai è sotto gli occhi di tutti quello che denuncia il neurobiologo Angelo Vescovi: nel nostro Paese «il sistema ricerca è al collasso».
Eppure ricordiamo la solerzia con cui lo stesso ministro, appena insediato, in nome della ricerca scientifica si affrettò a far ritirare all'Italia il suo decisivo veto in sede europea ai finanziamenti comunitari per le ricerche sulle cellule embrionali umane, che finora non hanno portato ad alcun esito terapeutico verificabile.

Insuccessi delle tecniche di clonazione
Sempre in nome della scienza molti hanno esultato alla recente notizia che in Gran Bretagna si potranno creare embrioni ibridi uomo-mucca per potere un giorno curare mali terribili, stracciandosi le vesti perché in Italia, invece, la ricerca sarebbe ferma al palo per i limiti imposti dalla legge 40. I fatti dicono tutt'altro: la tecnica della clonazione «per trasferimento nucleare», quella con cui è nata la pecora Dolly e alla quale si vuole ricorrere per creare gli ibridi, è un autentico fallimento. Semplicemente non funziona.
E se non ci sono risultati mischiando il patrimonio genetico di esseri della stessa specie - nella clonazione animale il successo è inferiore al 2%, e da quella umana non sono mai state ricavate staminali embrionali - difficilmente ne potremo ottenere mescolando geni di specie differenti.
Lo conferma persino una fonte insospettabile: «La strada da percorrere non è questa» si può leggere infatti sul bimestrale "Darwin", co-diretto da Gilberto Corbellini e patrocinato, tra l'altro, da Umberto Veronesi, Giulio Cossu ed Edoardo Boncinelli, tutti sostenitori della ricerca sugli embrioni umani.

Risultati positivi della ricerca sulle cellule staminali adulte
Intanto la medicina che usa le cellule staminali adulte sta facendo passi da gigante, e i risultati raggiunti sono sotto gli occhi di tutti, nonostante le enormi difficoltà della ricerca in Italia. Se solo ci fossero fondi disponibili, «domattina, sì proprio domattina, sarebbe possibile iniziare la procedura per la sperimentazione sulla Sclerosi laterale amiotrofica e la Sclerosi multipla, da estendere successivamente ad altre malattie devastanti del cervello», denuncia Vescovi, che ha raggiunto ottimi risultati con i modelli animali.
Ma i filoni della ricerca italiana che funziona sono davvero numerosi. Si pensi alla scoperta di staminali adulte nel rene umano - anche in questo caso i modelli animali ne hanno rivelato la capacità di riparare lesioni -, agli studi sulle cellule epiteliali, che permettono di ricostruire cornea e pelle, alla terapia genica tramite staminali adulte con cui per la prima volta al mondo è stata curata una grave patologia genetica della pelle, l'epidermolisi bollosa... Ricerche con risultati sorprendenti, già in via di applicazione, o con realistiche aspettative di ottenere successi concreti sull'uomo.
Perché allora non finanziare generosamente tutto questo, anziché inseguire una chimera?
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