I vangeli e l’iconografia cristiana hanno tramandato che sopra la croce su cui era appesa Gesù si poteva leggere INRI: Iesus Nazarenus Rex Iudeorum. In realtà, secondo la fonte evangelica questa è solo una semplificazione, perché la scritta era riportata, leggendo il vangelo di Giovanni (capitolo 19), in tre lingue:
Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco.
Poiché Gerusalemme era una grande città dominata dai romani, Ponzio Pilato volle che l’iscrizione fosse in più lingue.
Sempre secondo il vangelo di Giovanni, i capi dei sadducei chiedono a Ponzio Pilato di cambiare la scritta posta sopra la testa di Gesù:
"Non scrivere: "Il re dei Giudei", ma: "Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei""
Per quale motivo i sadducei vogliono cambiare la scritta? A una prima e diffusa interpretazione del testo sembrerebbe che il desiderio dei sadducei (avversi alla predicazione di Gesù) fosse quello di spiegare che il capo d'accusa (essere re dei giude) era una pretesa di Gesù e non la realtà.
Henri Tisot, uno studioso di ebraismo, in un libro pubblicato nel 2009, ha gettato una nuova luce su questa vicenda.
Nel suo libro, tra le pagine 216 e 220, spiega di aver scoperto che la traduzione in ebraico delle parole “Gesù il Nazareno e re dei Giudei“, vocalizzate suonano come “Yeshua Hanotsari Wemelek Hayehudim". Secondo lo studioso, per ottenere il senso della frase sarebbe necessario infatti l’utilizzo della congiunzione “e”. Il problema, secondo Tisot, è che le iniziali vocalizzate di queste quattro parole vanno a comporre il tetragramma YHWH, il nome di Dio impronunciabile dagli ebrei.
Secondo lo studioso è questa la ragione per cui i sadducei volevano che la frase non fosse lasciata in quel modo.
Il problema della congiunzione e del titulus crucis
Ma questa ipotesi non tiene conto del fatto che lo stesso Giovanni avrebbe potuto riportare che sulla croce era scritto "Gesù il Nazareno e re dei Giudei". La congiunzione “e” è infatti la lettera che avrebbe reso possibile la configurazione del tetragramma. Perché mai Giovanni avrebbe dovuto omettere la congiunzione “e” nella sua testimonianza?
Volendo inoltre considerare nella tradizione cristiana anche il titulus crucis conservato nella basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme, si nota che la parola “Nazareno” non è provvista di articolo nella scrittura in ebraico (è infatti scritto Notzri e non Hannotzri), rendendo l’ipotesi delle quattro lettere del tetragramma ancora più infondata.
La prova del titulus crucis, ovvero di quella che i cattolici ritengono che sia la parte superiore della croce su cui venne crocifisso Cristo, non è tanto una prova che convalida la scritta riportata da Giovanni nel vangelo, ma piuttosto la testimonianza del fatto che tradizionalmente l’interpretazione del titulus come tetragramma sacro non era nota.
Bisogna inoltre ricordare che dalla fonte evangelica sappiamo solo che il testo era in ebraico, ma non se fosse scritto in aramaico o in ebraico. Se infatti il testo sopra la croce fosse stato scritto in aramaico, tutte le tesi sopra riportate cadrebbero.
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