In questi giorni in diversi commenti sulla situazione della Chiesa tornano a più riprese soprattutto due temi: la questione dei preti pedofili e quella dei cosiddetti Vatileaks. In alcuni casi si insiste in modo sproporzionato su questi due argomenti come se in essi si esaurisse tutto il passato, il presente e il futuro della Chiesa. In realtà le cose non stanno proprio così. Su entrambi i temi ci siamo soffermati qualche tempo fa cercando di fornire dati e presentare la realtà nelle sue giuste proporzioni.
Lotta alla pedofilia
Abbiamo parlato ad esempio del serio impegno di Benedetto XVI nella lotta alla pedofilia.
Fin da quand'era cardinale e insieme a Giovanni Paolo II, Ratzinger inasprì le norme e le procedure antiabusi. Il documento De delictis gravioribus, per evitare insabbiamenti e pasticci locali, assegnava la competenza in materia di pedofilia alla Congregazione per la dottrina della fede.
Nel periodo di pontificato, Benedetto XVI ha fatto ancora di più: ha allungato ad esempio da dieci a vent'anni il termine di prescrizione di questi reati, ha snellito le procedure, ha previsto la dimissione dallo stato clericale dei colpevoli. Nel viaggio negli Stati Uniti del 2008 il Papa ha preso la storica iniziativa di incontrare le vittime dei preti pedofili. A questi incontri sono poi seguiti quelli con le vittime in Australia (2008), a Malta (2010), in Inghilterra (2010). In generale, ha assunto atteggiamenti molto severi riguardo agli abusi dei sacerdoti e alle incertezze dei loro superiori (basti pensare alla Lettera ai cattolici irlandesi).
Vatileaks
Sul tema Vatileaks abbiamo riepilogato i fatti per capire l'entità del fenomeno: di per sé increscioso e grave nelle modalità (che possano cioè sparire dei documenti dalla scrivania del Papa) ma non scandaloso nella sostanza. I documenti riservati riguardano le fasi preparatorie di alcuni atti del pontefice, l'apporto dei suoi collaboratori. L’immagine del Papa che viene fuori da queste carte non è quella di un Pontefice in crisi, ma di un sovrano che riflette e chiede opinioni a molti collaboratori prima di prendere decisioni.
Uno degli obiettivi della fuga di documenti è destabilizzare il Segretario di Stato il Card. Bertone e il Segretario del Papa Mons. Gaenswein, ma in realtà la situazione che emerge non è quella di un Vaticano spaccato in fazioni contrapposte. Esistono sì divergenze di opinioni, che comunque, almeno in questa circostanza non riguardano aspetti essenziali della fede.