I pericoli del web: serve una educazione digitale

di Raffaele Buscemi, 26 febbraio 2014

Dopo gli ultimi casi di cyberbullisimo, si parla in questi giorni di libertà del web e dell'opportunità di porre nuove regole per arginare fenomeni negativi che contraddistinguono la rete. In realtà più che alla libertà del web occorrerebbe concentrarsi sull'educazione alla libertà nell'uso del web, specialmente nei più giovani.

Ad oggi, non sono esistono ricerche e studi approfonditi sull'educazione digitale dei ragazzi. Neanche i genitori sembrano particolarmente preoccupati del problema dell'uso degli strumenti di comunicazione digitali. Probabilmente si pensa che i ragazzi di oggi, i cosiddetti "nativi digitali", siano automaticamente consapevoli dei limiti e dei pericoli della comunicazione sul web.

 Per esempio, otto genitori italiani su dieci (e qualcosa di più, l’82% rispetto a una media comunitaria di circa il 70%) hanno dichiarato ai ricercatori del progetto Eu Kids Online che per loro «È altamente improbabile che mio figlio possa imbattersi in una situazione spiacevole su Internet».

I ragazzi vivono costantemente sui social media anche perché sono una parte importante del loro flusso comunicativo. Secondo un rapporto Eurispes Telefono azzurro del 2013 il 23,4 per cento dei ragazzi tra i 12 e i 18 anni, naviga in internet per un'ora al giorno, il 32,2 per cento da una a due ore al giorno, il 22,8 per cento da due a quattro ore e il 16,2 per cento oltre le quattro ore, mentre non è usato solo dal 4,3 per cento dei ragazzi. Nella ricerca non è considerata la connessione a internet dei cellulari che di fatto permette di essere connessioni continuamente senza dover accedere da un pc.

A fronte di una quotidiana immersione nei social e in internet esistono percorsi educativi rivolti ai ragazzi? E' un problema sollevato anche da "Wired" in un articolo in cui si cerca di far il punto tra la richiesta di leggi restrittive del Web e la necessità di una educazione alla comunicazione digitale. Anche padre Antonio Spadaro, direttore di "Civiltà Cattolica, ha fatto notare che " non bisogna dare la colpa alla tecnologia, ma  occorre una formazione reale alla vita politica e civile. La Rete ha certamente un impatto forte perché amplifica la comunicazione e si deve sicuramente fare una riflessione su come le persone vivono in questo ambiente. E’ una questione anche di educazione. "


Non bisogna però essere spaventati dal rapporto tra adolescenti e internet. In un nostro articolo di qualche tempo fa, dove abbiamo messo evidenza alcuni rischi legati all'uso della rete da parte dei giovani,  ne esce un dato molto incoraggiante:  nonostante l’utilizzo massiccio delle nuove tecnologie, quando si tratta di parlare di cose importanti solo l’8,4% degli adolescenti dichiara di affidarsi ai Social Network mentre il 75% dei giovani ritiene importante affrontarle di persona, parlando “faccia a faccia”. Gli adolescenti hanno quindi un istinto che li indirizza verso le cose buone (così come dimostra anche una ricerca sulle preferenze televisive, in cui è emerso che i ragazzi odiano i reality e la volgarità in Tv) che come ogni istinto va indirizzato ed educato dalle realtà in cui vivono i ragazzi: la famiglia e la scuola.

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