Spesso la questione della pornografia si risolve in quella della libertà: le persone adulte possono fare quello che vogliono del loro corpo e possono cercare quello che vogliono su internet. L'importante è non fare male a nessuno. Ma se si fa del male a se stessi? Quali sono gli effetti della pornografia sui più giovani? Questo è il contenuto dell'articolo pubblicato su Papel. La traduzione è nostra.
Rebeca Yanke, 14 dicembre 2017
È l’azione più intima, ma anche quella più bella e potente, che può unire due persone. Un qualche cosa che, almeno fino a un paio di decenni fa, si viveva solamente nello spazio che i corpi possono generare ma che, in questi tempi, alcuni sfruttano e rendono oscuro. Altri, al contrario, estendono la propria attività sessuale anche verso l’esterno: si riprendono, condividono, insegnano e si vantano. Mentre un adulto che gioca in questo modo e le sue relazioni consensuali non generano alcun problema, la questione è differente quando chi riprende, condivide, insegna o si vanta è un minore, poiché le cose da considerare sono diverse. In che modo influisce tra i giovanissimi e gli adolescenti crescere in un tempo in cui l’accesso a qualunque tipologia di contenuto sessuale è più semplice che mai?
“Non conoscono il proprio corpo però lo mostrano”, avverte la psicologa dell’infanzia e dell’adolescenza Patricia Díaz Seoane, “grazie al libero accesso alla pornografia, senza possedere alcun concetto fondamentale e senza parlarne a casa, vivono una sessualità che non è reale”, aggiunge l’esperta che confessa a Papel la sua preoccupazione per la ipersessualizzazione dei bambini spagnoli perché “si educano sessualmente attraverso il web e i contenuti pornografici”.
“La prima esperienza sessuale di solito non è la migliore, ma oggi i giovani vivono incontri sessuali che non sono graduali, non conoscono i precedenti né sono in grado di scegliere il sito o di capire che il sesso non è come appare in un video. Non c’è bisogno di essere dei dominatori, tanto per iniziare. L’unica cosa normale è che hanno interesse per il sesso o che vivano il risveglio sessuale”, prosegue la psicologa.
Preoccupati come lei da molto tempo anche diversi gruppi di ricerca in tutto il mondo. Nel 2016, The Journal of Sex Research dedicò un numero speciale per rivedere tutti gli studi realizzati nei vent’anni precedenti riguardo gli adolescenti e la pornografia. Gli autori del numero, Jochen Peter e Patti M. Valkenburg, conclusero che “il lavoro realizzato ha permesso di affermare che esistono prove molto consistenti sul fatto che l’utilizzo della pornografia tra gli adolescenti condiziona le loro attitudini sessuali”. Gli studiosi mettevano in guardia su una maggiore “permissività sessuale”, sulla “tendenza a non usare i preservativi e a praticare il sexting - inviarsi messaggi a contenuto sessuale - , così come a inviare immagini provocanti o sessuali di se stessi.
In Spagna il progetto civico Dale una vuelta (Dai una svolta), nel quale convergono diversi tipi di professionalità, dagli psicologi agli educatori, preoccupati per la deriva sessuale dei nostri giovani avverte che “le conseguenze del fatto che i bambini seguano un’educazione sessuale basata sulla pornografia saranno direttamente proporzionali ai modelli di sessualità che vedranno sugli schermi: dominazione, maschilismo, disprezzo per la donna e incapacità di vivere una sessualità che garantisca rispetto e amore”.
Sul proprio sito, Dale una vuelta, il cui motto è Stop porn, start sex (ferma il porno, inizia il sesso), ha raccolto alcuni dati che raccontano di come la Spagna sia alla tredicesima posizione della lista dei consumatori di pornografia, secondo il portale Pornhub; che l’età media di inizio del consumo di pornografia è di 11 anni e che le ricerche su Google del termine teen porn (pornografia di adolescenti) si è triplicato tra il 2004 e il 2014. “La pornografia ha un impatto profondo sulla società, però in pochi ne parlano, non è nell’agenda di nessuno, noi vorremmo che fosse un tema di dibattito, come accade in altri paesi”, hanno spiegato a questo giornale dal sito.
Un’altra ricerca accademica realizzata nel 2012 dà ragione a questa iniziativa della società civile. Secondo lo studio l’impatto della pornografia su internet tra gli adolescenti, realizzata per le università della California di Duquesne y West Chester, “l’esposizione a materiale pornografico sul web” in giovane età “è causa e conseguenza della credenza che la donna sia un oggetto sessuale (...), distorce la realtà di ciò che è il sesso e, nei maschi con tendenze di aggressività sessuale questa viene moltiplicata per quattro”.
La relazione arriva ad affermare che “gli adolescenti che intenzionalmente consumano pornografia dal contenuto sessuale violento hanno probabilità di essere sessualmente aggressive sei volte maggiori”. In più, incide sull’autostima. Infatti, “le ragazze si sentono fisicamente inferiori alle donne che vedono nei video e i ragazzi dubitano della propria virilità".
“Bisogna indirizzarli verso l’intimità”, conclude Patricia Díaz Seoane quando le viene chiesto come si possa aggiustare la situazione. “È sano, nell’adolescenza, avere un desiderio di pudore”, precisa la psicologa.
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